" I Simpson e la Filosofia" di William Irwin, Mark T. Conard, Aeon J. Skoble.
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giovedì 3 aprile 2014
I Simpson e la filosofia
giovedì 20 marzo 2014
Ipazia
La storia ci
tramanda tanti nomi di uomini morti in nome della libertà di pensiero, da
Socrate a Giordano Bruno, da Thomas More a Giovanni Gentile. Nomi dietro i
quali si cela una ragione che non si è piegata alla paura e alla morte, una
ragione che non ha mai rinnegato la sua natura “pensante”, una ragione per
dirla “alla Foucault” che ha avuto il coraggio della verità. Ma di tutti questi
nomi, che sull’onda dei secoli sono giunti al nostro cospetto affinché siano
per noi fonte di insegnamento, ce n’è uno al confine tra memoria e oblio, tra
le maglie di un intreccio di eventi, testimoniati dalla storia, e di emozioni,
conseguenze e cause di situazioni sempre più complesse e complicate che si
allontano così tanto dalla loro origine da sembrare di seguire una logica tutta
loro, indipendente da noi uomini che le creiamo. Però, capita che in certi
momenti storici e nella mente di grandi pensatori quest’intreccio si snodi
mostrando nella sua interezza ogni filo di cui si compone e i meccanismi che legano
ciascun filo agli altri.
mercoledì 5 marzo 2014
Santippe

Socrate aveva il dono di incantare con la parola chiunque lo ascoltasse e di certo per Santippe galeotta fu la parola quando la udì fra la gente che si affollava nell’agorà. Ma è anche certo che la giovane donna non poteva sapere a cosa andava incontro… Riuscite anche solo a immaginare come doveva essere stare con un uomo che era in grado di rimanere immobile a pensare giornate intere, senza né mangiare né dormire.
martedì 25 febbraio 2014
Attualità Kant

Crescendo, i più ricorderanno solo qualche locuzione cui attribuire una vaga definizione e quando sentiranno alla televisione il termine ‘trascendentale’ pronunciato dalle labbra di protagonisti di programmi di intrattenimento, sussulteranno e, corrugando la fronte, ricorderanno di quel filosofo prussiano che scrisse le tre Critiche così ermetiche.
Ma, molto probabilmente, non si chiederanno perché il tipo impomatato, che in quel momento dovrebbe rappresentare veicolo di cultura attraverso uno dei più potenti mezzi di comunicazione, ha chiamato in causa il trascendentale e se lo ha fatto legittimamente.
È forse questa la fine che meritano tutti coloro che hanno osato pensare e, pensando, hanno condizionato le generazioni a venire? Relegati nei meandri della memoria, pieni di polvere e a rischio tarme. Kant è solo uno dei grandi eroi della storia del pensiero, ma è quello che, sia pure inconsapevolmente, chiamiamo in causa ogni volta che pensiamo con la nostra testa.
La dignità dell’essere uomini risiede nel pensare avvalendosi dell’unica lanterna di cui disponiamo per far luce, la ragione, con tutti i limiti che le sono propri e che la filosofia non manca di criticare. Da buon figlio dell’Illuminismo, Kant sosteneva che pigrizia e viltà sono le due cause che non permettono all’uomo di uscire dallo stato di minorità, ovvero dall’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza erigere altri a propri tutori. “E’ tanto comodo – scrive in “Che cos’è l’illuminismo” - essere minorenni: se ho un libro che pensa per me, un direttore spirituale che ha la coscienza per me, […] io non ho più bisogno di darmi pensiero da me. Purché sia in grado di pagare, non ho bisogno di pensare: altri si assumeranno per me questa noiosa occupazione”.
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