Aristocle nacque ad Atene intorno al 428 a. C. sotto il segno del Toro. Da buon taurino godeva di ottima salute e di una sana e robusta costituzione a giudicare dal soprannome che gli fu dato: Platone, lo spallutissimo. Da parte di padre, era discendente di Crodo, l’ultimo re di Atene, da parte di madre aveva avuto come bisnonno del bisnonno Dropide, il fratello del grande legislatore ateniese Solone e poteva anche contare sull’aiuto di zio Carmide e di zio Crizia, due dei Trenta Tiranni di Atene. I nati sotto il segno del Toro sono molto legati alle tradizioni di famiglia che difficilmente cambiano, soprattutto quando si gode di una parentela così influente da far venire voglia di fare politica persino a uno come Platone così profondamente deluso dalla democrazia ateniese per via della condanna a morte del maestro Socrate, che si sarebbe dovuto ritirare a vita privata seduta stante.
Ma i nati sotto il segno del Toro sono per natura testardi e una volta intrapresa una strada difficilmente tornano indietro. Non serve incatenarli e imbarcarli su una nave, come fece Dionigi, tiranno di Siracusa, i taurini non demordono, detestano i cambiamenti e se insistono su una causa è difficile che disperdano i loro interessi. Nella fattispecie, Platone si trovava in vacanza in Sicilia, spinto dalla curiosità di vedere coi propri occhi il cratere dell’Etna, dove si dice che il filosofo agrigentino Empedocle si sia gettato per dimostrare la propria immortalità – anche lui doveva essere del Toro, data la totale mancanza di autocritica che lo rendeva un tantino presuntuoso – e che il vulcano abbia risputato i suoi calzari. Quest’aspetto non è molto da Toro, dato che i nati sotto questo segno di solito sono poco affini ai pettegolezzi, ma questa è un’altra storia. Platone era finito alla corte siracusana su invito del giovane idealista Dione, cognato del tiranno, che si era innamorato delle sue idee politiche e dell’entusiasmo con cui le sosteneva. Nota è a tutti, infatti, la passionalità del Toro e la gelosia nel difendere ciò che gli è proprio. Dione sperava che il cognato, dedito ai piaceri della gola e di letto, si convertisse alla Repubblica dei filosofi. Si dice infatti che Dionigi avesse due mogli, Doride e Aristomache, sposate nello stesso giorno e che le alternava, nei giorni dispari giaceva con Doride in quelli pari con Aristomache, per non arrecare dispiacere a nessuna delle due. A Platone, che da bravo Toro era molto parsimonioso, non piaceva affatto quella vita lussuriosa passata tra i profumi delle donne e i cibi succulenti – si dice che una volta fu imbandito un pranzo che durò novanta giorni. Non poteva certo scorrere buon sangue tra i due e poi per il tiranno di Siracusa l’essere filosofo non era garanzia per un buon trattamento, semmai un lasciapassare per il mercato di Egina. “Vendetelo come schiavo, tanto è un filosofo e non se ne accorgerà nemmeno!” Ah Talete, primo dei filosofi, se non fossi caduto in quel pozzo per scrutare il cielo, forse ora nessuno godrebbe di una tale fama!
Ma i nati sotto il segno del Toro sono per natura testardi e una volta intrapresa una strada difficilmente tornano indietro. Non serve incatenarli e imbarcarli su una nave, come fece Dionigi, tiranno di Siracusa, i taurini non demordono, detestano i cambiamenti e se insistono su una causa è difficile che disperdano i loro interessi. Nella fattispecie, Platone si trovava in vacanza in Sicilia, spinto dalla curiosità di vedere coi propri occhi il cratere dell’Etna, dove si dice che il filosofo agrigentino Empedocle si sia gettato per dimostrare la propria immortalità – anche lui doveva essere del Toro, data la totale mancanza di autocritica che lo rendeva un tantino presuntuoso – e che il vulcano abbia risputato i suoi calzari. Quest’aspetto non è molto da Toro, dato che i nati sotto questo segno di solito sono poco affini ai pettegolezzi, ma questa è un’altra storia. Platone era finito alla corte siracusana su invito del giovane idealista Dione, cognato del tiranno, che si era innamorato delle sue idee politiche e dell’entusiasmo con cui le sosteneva. Nota è a tutti, infatti, la passionalità del Toro e la gelosia nel difendere ciò che gli è proprio. Dione sperava che il cognato, dedito ai piaceri della gola e di letto, si convertisse alla Repubblica dei filosofi. Si dice infatti che Dionigi avesse due mogli, Doride e Aristomache, sposate nello stesso giorno e che le alternava, nei giorni dispari giaceva con Doride in quelli pari con Aristomache, per non arrecare dispiacere a nessuna delle due. A Platone, che da bravo Toro era molto parsimonioso, non piaceva affatto quella vita lussuriosa passata tra i profumi delle donne e i cibi succulenti – si dice che una volta fu imbandito un pranzo che durò novanta giorni. Non poteva certo scorrere buon sangue tra i due e poi per il tiranno di Siracusa l’essere filosofo non era garanzia per un buon trattamento, semmai un lasciapassare per il mercato di Egina. “Vendetelo come schiavo, tanto è un filosofo e non se ne accorgerà nemmeno!” Ah Talete, primo dei filosofi, se non fossi caduto in quel pozzo per scrutare il cielo, forse ora nessuno godrebbe di una tale fama!
Ma il nato sotto il segno del Toro è tenacissimo nel perseguire uno scopo e quando la sorte gli è ostile sa attendere e ricominciare con grande calma senza affaticarsi e senza perdere tempo in inutili lamentele, riesce quasi sempre a tirare fuori qualcosa di buono da una situazione nell’immediato alquanto negativa. Di passaggio a Egina si trovava, infatti, un certo Anniceride di Cirene, fan sfegatato di Platone che non solo pagò il riscatto per la liberazione ma gli donò altro denaro per tornare a casa. Caratteristica del Toro è l’abilità nel saper maneggiare con cura il denaro e così, una volta giunto ad Atene, Platone fondò una scuola, la più importante del mondo antico: l’Accademia. Fu un evento culturale per quell’epoca che gli permise di radicarsi così profondamente nel pensiero occidentale da divenire immortale. Immortale divenne anche un certo Academo, un eroe di cui non si sa nulla e che ebbe semplicemente la fortuna di dare il nome al giardino in cui la scuola si trovava immersa. Ricordiamo che i Toro, essendo segni di terra, sono noti per la loro esigenza di stabilità, non vedono proprio l’ora di mettere radici. La loro grande pazienza e costanza li premia sempre. Certo un po’ più difficile era la realizzazione di una Repubblica dei filosofi, ma degna di nota è la perseveranza con cui cercò di portare a buon fine il suo progetto. Per altre due volte, Platone tornò in Sicilia, rischiando sempre la vita. La terza era già vecchio, aveva compiuto 77 anni, ma non poteva voltare le sue enormi spalle all’amico Dione, privato di tutti i suoi beni e utilizzato da Dionigi il Giovane, figlio del vecchio Dionigi, come pretesto per convincere Platone a imbarcarsi. E a quei tempi il viaggio in mare Atene – Siracusa non doveva certo essere una nuotata. Ma i Taurini sono leali e hanno un forte senso dell’amicizia, così forte da gettare nel fuoco le poesie fino ad allora scritte e consacrare l’intera vita filosofica alla realizzazione di una società in cui l’ideale di giustizia non si concretizzi nell’utile del più forte, ma in un governo che non metta a morte un uomo perché pensa e insegna a pensare. Si racconta infatti che da giovane Platone scrivesse poesie e che un giorno mentre si stava recando a teatro per una gara poetica, udì Socrate. L’incontro fu un vero e proprio colpo di fulmine.
Eliana Macrì